La chetosi esogena ed endogena: un panorama scientifico in evoluzione

Negli ultimi anni, lo stato metabolico della chetosi ha suscitato un crescente interesse non solo nella comunità scientifica e medica, ma anche nel pubblico generale.

Tradizionalmente guardata con scetticismo a causa delle associazioni negative con le diete ad alto contenuto di grassi e la confusione inappropriata con la chetoacidosi patologica, la chetosi è ora riconosciuta come un metabolita segnaletico di impatto, con un ruolo che va ben oltre il semplice substrato energetico.

Le applicazioni della chetosi in esame sono estremamente varie, che vanno dall’ottimizzazione delle prestazioni atletiche alla mitigazione dei disturbi cardiometabolici o neurodegenerativi.

 

Dieta Chetogenica: Tra Tradizione e Innovazione

La dieta chetogenica, con la sua composizione moderata in proteine e povera in carboidrati, rappresenta da tempo un pilastro nella ricerca metabolica per la sua capacità di indurre uno stato di chetosi. È noto che questa condizione metabolica può avere effetti benefici vari, dalla perdita di peso al miglioramento delle prestazioni cognitive, e fino alla gestione di patologie croniche come l’epilessia e il diabete di tipo 2. Tuttavia, nonostante la lunga storia di utilizzo di queste diete, l’articolo di Noakes e colleghi pubblicato in questo argomento di ricerca porta una nuova luce sull’adattamento degli atleti alle diete ad alto contenuto di grassi.

Nel loro studio, Noakes et al. esplorano il concetto di “punto di crossover” — il momento durante l’esercizio fisico in cui il corpo passa dall’uso dei grassi all’uso dei carboidrati come fonte primaria di energia. Contrariamente alle aspettative tradizionali, gli autori hanno scoperto che nei cosiddetti atleti “adattati al grasso”, questo punto di transizione avviene a intensità di esercizio più elevate. Ciò significa che gli atleti possono sostenere un’intensità più alta di attività fisica utilizzando principalmente i grassi come fonte di energia, un vantaggio notevole per la resistenza e la performance complessiva.

Inoltre, l’articolo mette in evidenza come una proporzione non trascurabile di atleti di mezza età presenti valori glicemici che li collocano ai margini del prediabete. Qui entra in gioco un altro potenziale beneficio della dieta chetogenica: il controllo glicemico. Proponendo un regime alimentare basso in carboidrati e alto in grassi, Noakes e colleghi suggeriscono che sia possibile non solo mantenere, ma persino migliorare le prestazioni fisiche, pur migliorando il controllo della glicemia.

Queste scoperte ampliano la nostra comprensione della flessibilità metabolica e della capacità del corpo di adattarsi a diverse fonti di combustibile a seconda della disponibilità e delle esigenze energetiche. Inoltre, sfidano alcune convinzioni preesistenti sulle diete chetogeniche, ponendole non solo come un metodo per la perdita di peso o il controllo di specifiche condizioni mediche, ma anche come una strategia potenzialmente vantaggiosa per gli atleti di resistenza e coloro che cercano di ottimizzare la loro performance metabolica.

L’indagine di Noakes et al. dimostra quindi non solo l’efficacia della dieta chetogenica nell’indurre chetosi ma offre anche un nuovo contesto per considerare la dieta non come una soluzione temporanea o una moda, ma come una possibile trasformazione duratura delle abitudini alimentari e del metabolismo energetico. Questa prospettiva apre la strada a ulteriori ricerche, che potrebbero definitivamente cambiare il modo in cui pensiamo al cibo, all’energia e alla salute umana.

 

Chetoni Esogeni: Una Frontiera Emergente

L’interesse per i chetoni esogeni sta crescendo a ritmi impressionanti, non solo nell’ambito scientifico ma anche in quello commerciale, grazie alla loro capacità di indurre uno stato di chetosi indipendentemente dalla dieta. Questi composti, che includono sali di chetone, precursori dei chetoni e esteri di chetone, rappresentano una nuova frontiera nella nutrizione e nel trattamento di varie patologie, offrendo potenzialità non ancora completamente esplorate.

In particolare, l’opinion piece di Todd King sottolinea l’importanza di una nomenclatura chiara e concordata per i diversi tipi di chetoni esogeni utilizzati nella ricerca e nel mercato dei consumatori. King evidenzia come la mancanza di chiarezza nella definizione e categorizzazione di questi composti possa portare a confusione sia nella conduzione degli studi scientifici sia nell’informazione al pubblico. Proprio per questo, egli invita la comunità scientifica e industriale a stabilire un consenso sulla terminologia da utilizzare per facilitare l’avanzamento nell’applicazione dei chetoni esogeni.

L’articolo di Rushing et al. è un esempio eccellente di come i chetoni esogeni possano essere utilizzati per ottenere benefici metabolici anche in assenza di una dieta a basso contenuto di carboidrati. Il loro studio, condotto su modelli preclinici di malattia metabolica, dimostra come un estere di chetone di acetoacetato possa ridurre l’accumulo di adipe e migliorare i marker di steatosi epatica, infiammazione, ballooning e fibrosi in topi alimentati con una dieta ricca di grassi e zuccheri. Questi risultati suggeriscono che i chetoni esogeni possano avere effetti diretti sul metabolismo o sui segnali metabolici, aprendo nuove vie per il trattamento di malattie metaboliche senza necessariamente ridurre l’apporto di carboidrati.

Ulteriori studi inclusi nel topic di ricerca, come quelli condotti da Storoschuk et al., Mah et al. e Lowder et al., si concentrano sulle caratteristiche di dosaggio, cinetica e sicurezza di diversi tipi di chetoni esogeni nell’uomo: infusioni, di-esteri chetonici di acidi grassi e i precursori chetonici, (R)-1,3-butanediolo.

Questi studi forniscono dati preziosi per la formulazione di strategie di dosaggio ottimali e la selezione dei composti, essenziali per il successo delle future applicazioni cliniche e sportive dei chetoni esogeni.

Insomma, la crescente base di evidenze attorno all’uso dei chetoni esogeni sottolinea il loro potenziale come strumenti potenti per promuovere la salute e combattere le malattie in modi innovativi. Questo campo emergente, se ben sviluppato attraverso ricerche ulteriori e un’accurata standardizzazione, potrebbe rivoluzionare il nostro approccio alla nutrizione e alla medicina metabolica, offrendo alternative promettenti per le diete tradizionali e per il trattamento di condizioni metaboliche complesse.

Cosa Dobbiamo Aspettarci Dalle Ricerche Future nel Campo della Chetosi?

La chetosi, sia indotta da diete chetogeniche che tramite l’assunzione di chetoni esogeni, offre notevoli implicazioni per la pratica clinica, estendendosi oltre il tradizionale controllo del peso per abbracciare la gestione di condizioni neurodegenerative, cardiometaboliche e persino oncologiche.

La capacità dei chetoni di funzionare come segnali metabolici e modulatori dell’infiammazione apre nuove vie per interventi terapeutici mirati.

Nel contesto delle malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer e il Parkinson, la chetosi può supportare la funzione cerebrale attraverso la stabilizzazione dei livelli energetici e la riduzione dello stress ossidativo nelle cellule neuronali.

Gli studi in corso stanno esplorando come l’uso di chetoni esogeni possa fornire benefici cognitivi anche in assenza di una restrizione calorica o di carboidrati, rendendoli strumenti potenzialmente vitali per il trattamento a lungo termine di queste patologie.

Nell’ambito cardiometabolico, la chetosi è stata collegata alla riduzione dei fattori di rischio associati a malattie cardiovascolari, inclusi miglioramenti nei profili lipidici, riduzione della pressione arteriosa e miglioramento della sensibilità all’insulina.

I dati emergenti suggeriscono che sia le diete chetogeniche sia i chetoni esogeni possono giocare un ruolo nel mitigare gli effetti delle diete ad alto contenuto di grassi e zuccheri, fornendo un nuovo strumento per combattere l’epidemia globale di obesità e diabete di tipo 2.

Inoltre, la ricerca preliminare sul potenziale anticancro della chetosi è particolarmente promettente. Le cellule tumorali spesso dipendono dall’alta glicolisi per l’energia; pertanto, la chetosi potrebbe teoricamente sopprimere la crescita del tumore limitando la disponibilità di glucosio.

Anche se questo campo è ancora agli inizi, gli studi clinici e preclinici stanno iniziando a esplorare l’efficacia di tali approcci, soprattutto in combinazione con le terapie oncologiche standard.

Per quanto riguarda il futuro, è essenziale continuare a investire in ricerca clinica e preclinica per comprendere meglio i meccanismi attraverso i quali la chetosi influisce sulla salute umana.

Attualmente, ci sono oltre 500 studi clinici in corso che esaminano gli effetti dei regimi chetogenici e dei chetoni esogeni. Questi studi mirano a ottimizzare le strategie di dosaggio, a definire i profili di sicurezza e tolleranza, e a identificare le popolazioni specifiche che potrebbero beneficiare maggiormente di questi interventi.

La standardizzazione nell’uso dei chetoni esogeni, la comprensione approfondita dei loro effetti a lungo termine e la loro integrazione nei regimi terapeutici possono potenzialmente trasformare la pratica medica, offrendo opzioni più sicure, efficaci e personalizzate per il trattamento di un’ampia gamma di malattie. Nel complesso, le prospettive future nel campo della chetosi sono estremamente promettenti, con il potenziale di aprire nuove frontiere nella medicina preventiva e terapeutica.

 

 

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