Dieta chetogenica e disturbo bipolare

Può un cambiamento nell’alimentazione influenzare l’equilibrio dell’umore?

La domanda è affascinante e lo studio condotto dall’Università di Edimburgo apre scenari che meritano attenzione.

I ricercatori hanno testato gli effetti di una dieta chetogenica in pazienti affetti da disturbo bipolare, monitorandone i cambiamenti clinici, metabolici e cerebrali.

I risultati? Interessanti, anche se non definitivi.

 

Uno studio innovativo

Il disturbo bipolare è una condizione psichiatrica complessa, con oscillazioni dell’umore che vanno da episodi di euforia incontrollata a periodi di profonda depressione.

Oltre alla gestione farmacologica, l’interesse verso approcci complementari è in crescita.

La dieta chetogenica, già nota per i suoi effetti sull’epilessia farmaco-resistente, potrebbe avere un ruolo anche in ambito psichiatrico.

Nel trial pilota, 27 pazienti in fase eutimica (cioè con umore stabilizzato) sono stati sottoposti a un regime chetogenico per 6-8 settimane.

L’obiettivo? Valutare l’impatto della dieta su diversi parametri di salute. Alla fine del percorso, 20 partecipanti avevano completato l’intervento, mostrando alcuni cambiamenti significativi.

 

Effetti sul metabolismo e sull’umore

Uno degli aspetti più evidenti è stato il miglioramento della salute metabolica.

I partecipanti hanno perso in media 4,2 kg e hanno registrato una riduzione del BMI di 1,5 punti. Anche la pressione arteriosa sistolica è scesa di 7,4 mmHg, segno di un possibile effetto benefico sulla regolazione cardiovascolare.

E sul piano psicologico?

I ricercatori hanno osservato una correlazione tra i livelli di chetoni nel sangue e alcuni parametri legati all’umore. Chi manteneva livelli più alti di chetosi riportava maggiore energia e un miglioramento del tono dell’umore, con una riduzione di ansia e impulsività. Non si tratta di cambiamenti eclatanti, ma il segnale è interessante.

 

Modificazioni nel cervello

Uno dei dati più rilevanti riguarda le alterazioni nei livelli di glutammato e glutammina, neurotrasmettitori coinvolti nella regolazione dell’eccitabilità neuronale.

La spettroscopia a risonanza magnetica ha rivelato una riduzione dell’11,6% nella corteccia cingolata anteriore e del 13,6% nella corteccia cingolata posteriore.

Questo aspetto è cruciale perché livelli elevati di glutammato sono spesso associati a instabilità dell’umore e disturbi psichiatrici.

 

Un’opzione terapeutica concreta?

La ricerca sulla dieta chetogenica in ambito psichiatrico è ancora agli inizi e servono studi più ampi per confermare questi risultati.

Tuttavia, la direzione è chiara: il legame tra metabolismo e salute mentale è un campo sempre più esplorato. Se la dieta chetogenica si dimostrasse efficace nel modulare l’umore, potrebbe diventare uno strumento prezioso accanto alle terapie convenzionali.

Il prossimo passo? Studi controllati su larga scala per capire meglio chi potrebbe trarre il massimo beneficio da questo approccio.

Per ora, i dati suggeriscono che vale la pena approfondire.